Come agiva la banda che ruba auto nel parcheggio dell’outlet e ne rivende i pezzi su internet
Rubavano auto parcheggiate nel parcheggio dell'outlet di Valmontone e ne rivendevano i pezzi su internet. I carabinieri della Compagnia di Colleferro, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza, che dispone la misura della custodia cautelare in carcere, nei confronti di due uomini di ventitré e quarant'anni, tutti e due residenti in provincia di Napoli. Si tratta di due dei quattro ladri di auto, che fanno parte di una banda che agiva per le strade della Capitale. Il provvedimento è scattato nella mattinata di oggi, venerdì 11 ottobre, emesso dal Tribunale di Velletri. I due uomini arrestati sono finiti in carcere, poiché gravemente indiziati di furto aggravato in concorso.
Il provvedimento è arrivato al termine di una complessa attività investigativa svolta dai carabinieri della Stazione di Valmontone e i colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile di Colleferro. Accertamenti che sono partiti dopo la denuncia da parte dei proprietari del furto di tre auto. Era febbraio scorso quando avevano lasciato le auto in sosta nel parcheggio di Valemontone, per andare a fare una passeggiata all'outlet. La banda di ladri ha agito durante la loro assenza, mettendo le mani sui veicoli e portandoli via.
I militari hanno raccolto le informazioni in sede di denuncia e hanno inviato l'informativa in Procura. Sono riusciti a risalire all'identità dei due dei quattro ladri, grazie alle immagini dei sistemi di video sorveglianza e attraverso la consultazione delle multe per eccesso di velocità a carico dei proprietari delle autovetture, vittime dei furti, hanno consentito, di ricostruire la via di fuga dei veicoli. Dalle immagini è emerso che arrivati a bordo di un’auto di grossa cilindrata, si avvicinavano ai mezzi con una particolare abilità, le aprivano e dopo pochi secondi ripartivano in direzione del vicino casello autostradale per poi dirigersi verso Napoli.
I carabinieri hanno perquisito le abitazioni, controllato il traffico telefonico e del materiale informatico. Dalle indagini è emerso appunto che i due erano inseriti in un mercato della compravendita clandestina dei pezzi di ricambio delle auto. Le vetture appunto venivano "cannibalizzate", per essere poi rivendute a pezzi a prezzi particolarmente vantaggiosi.